La stimolazione cognitiva nella demenza
L’approccio terapeutico alla Demenza di Alzheimer prevede, oltre alla terapia sintomatica farmacologica, anche una serie di provvedimenti diretti al mantenimento dello stato funzionale della persona (abilità cognitive, stato emotivo e comportamentale).
Già nel 2011, il Rapporto Mondiale Alzheimer indicava che le terapie non farmacologiche (terapie che non impiegano farmaci, ma solo interventi psicologici o psicosociali) potevano migliorare la funzione cognitiva, ritardare l’istituzionalizzazione, ridurre lo stress psicofisico di chi assiste i malati e migliorare la qualità di vita.
La stimolazione cognitiva si configura come un intervento orientato al benessere complessivo della persona in modo da incrementare la riattivazione delle competenze cognitive residue e limitare il rallentamento della perdita funzionale dovuta alla malattia. Oltre a questo, promuove esperienze gratificanti che vanno ad incidere positivamente sul livello di autostima e sulla immagine di sè. In questo senso, la stimolazione cognitiva identifica un intervento non farmacologico che interviene non solo sulla sfera cognitiva, ma anche su quella affettiva, comportamentale e relazionale. Questo è possibile perché le complesse funzioni cerebrali sono determinate dal numero delle connessioni che intercorrono tra i neuroni. Le esperienze durante il corso della vita, il tipo di relazioni personali, la qualità della formazione scolastica e del lavoro svolto, costituiscono potenti fattori che determinano il numero e la qualità delle connessioni attive. Il nostro cervello è quindi dotato di una sorta di riserva cognitiva formata dal numero di cellule nervose di cui siamo dotati e dalla quantità dei percorsi che le connettono.
Mantenere cognitivamente impegnate le persone affette da deterioramento cognitivo facilita la permanenza temporanea di questa sorta di riserva cerebrale. Soprattutto nella prima fase di malattia, le persone con demenza sono ancora in grado di apprendere, consolidare o formare nuovi collegamenti, seppure in modo meno efficiente. Naturalmente questo processo non è in grado di compensare la degenerazione determinata dalla patologia, ma la contrasta consentendo il temporaneo mantenimento di alcune autonomie funzionali.
Le tecniche di stimolazione cognitiva specifica comprendono attività per la stimolazione dell’attenzione, della memoria e dell’orientamento spazio temporale (ovvero stimolazione di quelle funzioni che tendono a peggiorare per prime).